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Il Rasoio di Occam e l'abuso anti-teista

Frequentemente, a sostegno della visione atea del mondo, viene usato il cosidetto “rasoio si Occam”. Questo strumento logico, codificato nella sua formulazione originaria dal teologo inglese Guglielmo da Ockham, durante il medioevo, fa propendere chi lo usa a reputare maggiormente verace una conclusione che riesca a spiegare una teoria nel modo più semplice ed economico possibile, ossia introducendo il minor numero possibile di elementi volti a spiegare ciò che accade.

Così, se il mondo può esser compreso in una mera prospettiva materialista e naturalista, allora l'idea di Dio appare dispendiosa da formulare: è più probabile che il mondo esista e sussista senza bisogno della sua spinta esterna, non verificabile.

Diversi sono i punti critici di questa obiezione, ben evidenziati nell'articolo che vi propongo qui sotto.

Il rasoio di Occam pare aver perso il suo filo, sopratutto al giorno d'oggi: se nel passato la teoria più semplice era ritenuta anche la più veritiera, così non può più essere sostenuto oggigiorno. Con l'evolversi delle scienze ed il comparire di questioni complesse, la banalizzazione non sembra più aiutare e la semplificazione risulta spesso impossibile: numerose le volte, poi, in cui la teoria più corretta e verificata risulta essere proprio quella meno semplice.

Impossibile, poi, credere di poter “tagliare via” Dio dall'indagine del mondo sulla base delle poche conoscenze scientifiche che possediamo, malgrado siano più di quelle del passato: nell'ottocento positivista la fisica sembrava aver concluso il suo viaggio, di essere in grado di spiegare l'universo sulla base di soli funzionamenti deterministici; con l'avvento di Maxwell, Einstein e molti altri questa visione si incrinò.

Impossibile infine rifiutare un'ipotesi di cui non conosciamo la natura più intrinseca, qual'è Dio stesso: tuttavia, persiste una sbagliata concezione di questo strumento, piegato spesso ad un vero e proprio abuso, dove sembra più facile chiamare in causa il Rasoio piuttosto che applicarlo per davvero.

Buona lettura!

                                                 La Redazione

Il frate francescano Guglielmo da Ockham

I nostri avversari che professano idee materialistiche usano opporre alle nostre argomentazioni il cosiddetto Rasoio di Occam, uno strumento logico escogitato dal teologo inglese Guglielmo da Ockham, 1288-1349), dell’Ordine di Francesco d’Assisi. Questo principio logico può essere formulato in diversi modi, che elenchiamo nel seguito:

1) A parità di fattori, la spiegazione più semplice è da preferire
2) Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem (Gli elementi non devono essere moltiplicati più del necessario)
3) Pluralitas non est ponenda sine necessitate (La pluralità non deve essere considerata se non è necessaria)
4) Frustra fit per multa quod fieri potest per pauciora (È inutile fare con più cose ciò che può essere fatto con meno cose)

In altre parole, se di un evento esistono diverse spiegazioni possibili, non deve essere scelta quella più più ingenua o che affiora alla mente in modo spontaneo, bensì quella più ragionevolmente vera e che non richiede inutili complicazioni tramite aggiunta di altri elementi causali. Si tratta di una forma di economia di pensiero: se per spiegare un fenomeno non occorre postulare un determinato ente, è ragionevole non postularlo, essendo logico scegliere la soluzione più plausibile e semplice. Ad esempio, se si può descrivere il meccanismo di formazione dei temporali a partire dalle caratteristiche delle nubi e dell’atmosfera, questo è preferibile all’idea di ammettere l’esistenza del dio Thor dalla barba rossa che scaglia folgori con un martello chiamato Mjöllnir.

Il francescano inglese ha sistemato logicamente qualcosa che era già noto al pensiero scientifico del Medioevo, impostando la sua critica sulla concezione volontarista della Creazione. In contrasto con Tommaso d’Aquino, che riteneva il mondo creato da Dio sulla base di volontà e intelletto, Guglielmo di Ockham credeva che la Creazione fosse unicamente un atto di volontà. Per questo motivo egli ha enunciato il Rasoio, per eliminare i concetti relativi a regole e leggi naturali, come ad esempio la Sostanza e gli Universali.

I molti usi illegittimi del Rasoio di Occam

Naturalmente, Frate Guglielmo da Ockham non sarebbe stato affatto contento dell’uso che i moderni fanno del suo strumento logico. Infatti esso viene applicato in modo assolutamente dissennato, senza nemmeno operare un controllo sull’effettiva necessità della sua applicazione. Esso viene utilizzato come metodo per risolvere qualsiasi questione filosofica ritenuta insolubile. Esiste Dio? Non esiste, dicono i materialisti, perché non serve: il Rasoio di Occam dimostra che non è necessaria la sua esistenza per spiegare il mondo. Esiste l’anima immortale? Esiste lo Spirito? Non esistono queste cose, dicono i materialisti, perché sono del tutto inutili: il Rasoio di Occam dimostra che un corpo funziona bene anche senza qualcosa di metafisico che lo faccia muovere.

Ad essere criticabile è proprio l’uso disinvolto del Rasoio di Occam, che dimostra la pochezza intellettuale di chi lo compie. Infatti di questi tempi esso è interpretato falsamente ed enunciato in questo modo:

1) La spiegazione più semplice è da preferire
2) Entia non sunt multiplicanda (Gli elementi non devono essere moltiplicati)
3) Pluralitas non est ponenda (La pluralità non deve essere considerata)
4) Frustra fit per multa aliquid (È inutile fare qualsiasi cosa con più cose)

Come si può osservare, è stato tralasciato qualcosa di fondamentale. Per quanto Frate Guglielmo sia stato chiaro ed abbia usato un linguaggio comprensibile, questo è ciò che di lui è arrivato ai contemporanei. Non viene compiuta quindi alcuna verifica sull’effettiva necessità di applicazione del Rasoio. Se si ignora il grado di complessità dell’argomento che si sta trattando, si corre il concreto rischio di eliminare informazioni cruciali.

Alcuni esempi dallo studio delle lingue

Nella lingua olandese esistono due interessanti parole: “Schande”, che significa “vergogna”, e “Schandaal”, che significa “scandalo”. Applicando il Rasoio di Occam senza disporre di altre informazioni, è naturale dedurre che “Schandaal” sia un derivato di “Schande”, che le due parole siano cioè imparentate tra loro. Questo non è tuttavia vero. Mentre “Schande” è un termine di origine germanica, “Schandaal” è derivato dal Greco del Nuovo Testamento “skandalon”, che significa “pietra d’inciampo”. Questo è un esempio di uso errato del Rasoio di Occam.

Nella lingua tedesca la parola “arm” significa “povero”. Così si dice “Dieser Mensch ist arm”, che significa “Quest’uomo è povero”. Orbene, in alcuni dialetti della stessa lingua esiste anche la parola “Armosen”, che significa “elemosina”, e che nell’idioma standard suona invece “Almosen”. Stando ai materialisti, se si considerasse soltanto l’ambito di un dialetto che ha “Armosen”, chi oserebbe negare che le due parole abbiano la stessa origine, visto che indicano entrambe qualcosa che ha a che fare con il concetto di povertà? Semplicità vorrebbe che questo “Armosen” sia un figlio naturale di “arm”, così come “Spirituosen”, che significa “alcolici” è un figlio naturale di “Spirit”, che significa “alcool”. Stesso suffisso, stessa procedura di derivazione: non possono esserci dubbi. Invece non è così, come già risulta evidente considerando la variante “Almosen”. È dimostrato che queste parole sono derivazioni del Greco del Nuovo Testamento “eleēmosynē”, che significa “questua”, e che deriva dal verbo ellenico “eleéō”, che significa “ho compassione”.

Esiste in Messico una città che è chiamata Cuernavaca. Nulla di più naturale che vedervi una derivazione dalle parole spagnole “cuerno”, ossia “corno”, e “vaca”, ossia “vacca”, entrambe di chiara origine romanza e derivate dal Latino “cornu” e “vacca” rispettivamente. Per chi considera la lingua spagnola parlata in Messico come un sistema isolato, questa etimologia sarà ineccepibile. Invece il toponimo deriva dal Nahuatl “Cuauhnahuac”, che significa “Vicino agli Alberi”: nella lingua parlata dagli Aztechi “cuahuitl” significa “legno” e “albero”, mentre “nahuac” è un suffisso che indica il concetto di vicinanza. Una persona che ignora la lingua Nahuatl, applicando il Rasoio di Occam in modo improprio e superficiale, arriva senza dubbio a proferire il falso.

Esite una tradizione radicata quanto falsa che attribuisce ai Rom e ai Sinti origini egiziane. Per questo tali genti hanno ricevuto il nome di Gitani, ossia Egiziani. Orbene, il termine che essi usano per designare l’uomo della propria etnia è “rom”. Sapendo che nella lingua Copta, che è erede dell’Antico Egizio, uomo si dice “rōme”, un osservatore superficiale potrebbe essere tentato di ritenere la consonanza significativa, e applicando il Rasoio di Occam ritenere inutile ogni ulteriore discussione. Ma noi sappiamo, conoscendo qualcosa di più del lessico della lingua dei Rom e di quella Copta, che il modo simile di indicare l’uomo è frutto di mera coincidenza. Basti allo scopo un breve elenco. In Romani “pani” significa “acqua”, che in Copto è “mou”. In Romani “iag” significa “fuoco”, che in Copto è “krōm”. In Romani “phu” significa “terra”, che in Copto è “to”. In Romani “kham” significa “sole”, che in Copto è “rē”. In Romani “chhon” significa “luna”, che in Copto è “iooh”. In Romani “kasht” significa “legno”, che in Copto è “she”. In Romani “phral” significa “fratello”, che in Copto è “son”. In Romani “rat” significa “sangue”, che in Copto è “snof”. In Romani “me” significa “io”, che in Copto è “anok”. In Romani “oi” significa “egli” o “ella”, mentre in Copto “egli” è “ntof” e “ella” è “ntos”. È diversa a fonetica, è diversa la grammatica, sono diversi i vocaboli, i pronomi, i numerali: non esiste nulla in comune.

Un esempio dallo studio della matematica superiore

Esistono rapporti tra numeri che non danno esito definito, e per questo sono conosciuti col nome di “forme di indecisione”. Così ad esempio, se si divide una quantità tendente a zero per un’altra quantità tendente essa stessa a zero, non si ottiene alcun risultato determinabile eseguendo il suo limite. Allo stesso modo se si divide una quantità tendente a infinito per un’altra quantità tendente essa stessa a infinito.

Esiste uno strumento matematico noto come Teorema di De l’Hôpital, che permette in alcuni casi di risolvere queste forme di indecisione. Verificate certe condizioni sulle funzioni in questione, quando hanno forma di quoziente, detto teorema stabilisce che se si applica una procedura chiamata “derivazione” al numeratore e al denominatore del quoziente analizzato, si ottiene un numero che è eguale al quoziente del numeratore e del denominatore di partenza. Così, se con usando il Teorema di De l’Hôpital si ottiene un numero finito, ecco che la forma di indecisione può dirsi risolta.

Per queste sue caratteristiche in grado di trarre dall’imbarazzo il matematico in certe occasioni, ecco che il Teorema di De l’Hôpital ha acquisito fama immeritata ed è diventato tra gli studenti di Fisica e Matematica una specie di bacchetta magica, una panacea a loro detta in grado di risolvere ogni problema. Dall’uso si è giunti presto all’abuso: ecco studenti pronti ad utilizzare De l’Hôpital per risolvere i limiti di qualsiasi quoziente di funzioni, anche dove non esiste forma di indecisione – ed è dimostrato che in simili casi il numero fornito applicando tale teorema non è necessariamente quello corretto.

Riporto qui il caso di un professore ingegnoso che metteva alla prova gli studenti spingendoli ad usare al posto di De l’Hôpital uno strumento in apparenza difficile ma sicuro: lo sviluppo di Taylor di una funzione. Egli insegnava ad usare la testa, ma era visto come una specie di carnefice dagli studenti, che si sentivano defraudati della sicurezza offerta dal Dogma di De l’Hôpital. Il professore dava come problemi da risolvere quozienti di funzioni in cui usando De l’Hôpital si passava con gran fatica da una forma di indecisione ad un’altra, senza ottenere nulla. Così, andando in marasma, i candidati sbagliavano sempre nell’appicare gli sviluppi di Taylor, decomponendo le funzioni del problema in un numero troppo basso di addendi. Trascurando addendi importanti, in grado di svolgere una funzione determinante sull’approssimazione, ecco che fallivano miseramente, ottenendo numeri errati. Uno studente introverso, foruncoloso e schernito come “nerd”, ha capito – solo tra tutti – che se si scomponevano le funzioni in un gran numero di addendi, superiore ad esempio a dieci, non si sbagliava mai: si otteneva sempre il corretto limite, il numero richiesto.

Ecco come l’applicazione di un teorema in modo troppo disinvolto può traviare e condurre lontano dal Vero. 

Sono da preferire le teorie che spiegano più fatti

1) Immaginiamo di avere due teorie X e Y, in grado di spiegare quanto avviene nei due domìni A e B. La teoria X spiega ciò che avviene in A, la teoria Y ciò che avviene in B. La teoria X è più semplice della teoria Y, ma il dominio A è più piccolo del dominio B ed è in esso contenuto. Ossia, la teoria Y, più complessa di X, non solo spiega tutto ciò che ricade nel dominio A, ma anche altri fenomeni che X non può spiegare, perché B contiene A. La teoria Y, per quanto più complessa di X, deve essere preferita, perché rende conto di quanto accade nel dominio più vasto. Per poter applicare il Rasoio di Occam si deve avere parità di fattori.

2) Immaginiamo di avere n teorie a, b, c, …, che spiegano quanto avviene nei domini A, B, C,… Queste teorie sono, presa una per una, estremamente semplici, ma non hanno nulla in comune tra loro, in quanto pretendono di spiegare fatti diversi tra loro ricorrendo a cause dissimili. Immaginiamo ora di avere una teoria X, complessa ma capace di spiegare tutto ciò che avviene nei domini A, B, C, …, riducendo ogni fenomeno ivi studiato ad un’unica causa. Ecco che la teoria X, per quanto sia più complessa delle teorie a, b, c,…, deve essere ad esse preferita.

Non è possibile comprendere un sistema dall'interno

Hanno forse i materialisti una visuale privilegiata dell’Universo fisico? Guardano forse essi il mondo dall’esterno? No di certo. Usano forse essi parole di un altro Universo per spiegare le miserie di questo? No di certo. Non possono farlo. Quando si chiede loro cosa significhi “vedere”, essi possono soltanto rispondere che “vedere” equivale a “percepire la realtà circostante servendosi degli occhi, dei nervi ottici e dell’area del cervello preposta al senso della vista”. Spiegano cioè la “zuppa” definendola “pan bagnato”. La realtà del fenomeno che si chiede loro di descrivere non è minimamente spiegata. Possono essi spiegarla davvero ricorrendo a molte parole dove nella vita quotidiana se ne usa una sola? No di certo: la loro spiegazione fa riferimento – come ogni spiegazione concepibile – a mattoni fondamentali che sfuggono a ogni ulteriore analisi. Atomi di pensiero, dove la parola “atomo” deve essere intesa nella sua etimologia greca che rimanda al concetto di “indivisibile”.

Non è possibile dirimere una questione di cui si ignorano i fattori

Non è affatto lecito utilizzare il Rasoio di Occam allo scopo di risolvere questioni a cui la Scienza dei materialisti non è stata in grado di trovare una risposta. Il fatto che la risposta non sia stata trovata applicando il Metodo Scientifico significa che non sono state trovate prove irrefutabili capaci di decidere la questione. Così si deve ammettere che non si conoscono i fattori, e che pertanto il Rasoio non può essere applicato. Se non si è in grado di dare una definizione di ‘autocoscienza’, non si può pretendere che questa sia generata dal cervello e dalla sua neurochimica. Ora per quanto i materialisti si sforzino, non esiste nessuno tra loro che sia capace di definire l’oggetto delle questioni insolubili che affliggono la filosofia. Cos’è l’esistenza? Non essendo possibile dare una definizione dell’esistenza stando all’interno di ciò che esiste in questo universo, come potrà essere stabilito che non è necessaria una causa per l’universo stesso? Cos’è la percezione? Ogni possibile risposta si trova per necessità nell’ambito stesso della percezione. Pertanto, tutto ciò che i materialisti possono affermare a questo proposito pertiene alla sfera del metalinguaggio.

Il materialista e il televisore

Immaginiamo uno scienziato materialista in un remoto pianeta ove si trova un gigantesco televisore. Questo apparecchio ha uno schermo incastrato in una grande parete nera, tanto che nessuna sua componente interna è visibile a coloro che visitano il pianeta. Il televisore trasmette film e telegiornali di lontane galassie, ma il materialista non può comprendere quale sia la sorgente delle trasmissioni. Per noi, tutto è chiaro: il televisore è alimentato da corrente elettrica che viene prodotta in qualche recesso del pianeta e che alimenta l’apparecchio tramite una presa e dei cavi, in grado di far funzionare lo schermo. Senza questo flusso di corrente elettrica, il televisore non può funzionare. Allo stesso modo, esiste da qualche parte una sorgente di onde elettromagnetiche che il televisore riceve e decodifica, convertendole in immagini sul video e in parole che escono dal microfono. Senza la stazione che invia segnali video e audio, e senza un decodificatore, il televisore non potrebbe in alcun modo funzionare, seppur alimentato correttamente con il flusso di corrente elettrica: il video sarebbe nero e nessun suono intellegibile uscirebbe dall’altoparlante. Il materialista, non potendo indagare sull’origine della corrente elettrica che mantiene acceso il televisore, né tanto meno sul campo elettromagnetico oscillante che codifica immagini e parole, arriverebbe alla conclusione che l’apparecchio genera da sé la propria capacità di funzionare. In nome del Rasoio di Occam, ecco che i lontani generatori e la rete elettrica non sono necessari, ne viene dunque dichiarata l’inesistenza. Ecco che coloro che assemblano i programmi e li trasmettono nello spazio siderale sono mera fantasia, perché ammetterne l’esistenza è cosa troppo complicata. Dato però che il televisore esiste e che trasmette immagini e suoni la cui esistenza non può essere negata – in quanto oggetto dei sensi – ecco che il suoi funzionamento è dichiarato un prodotto del caso o della selezione naturale di elementi dapprima inerti che hanno acquisito un’inesplicabile animazione senza alcuna causa riconoscibile. Così se un uomo saggio spiega al materialista che antichi uomini hanno portato sulla desolata superficie del pianeta quella macchina, e che una civiltà di un lontano mondo madre tuttora trasmette film e documentari che vengono captati, ecco che il materialista insorge, pieno di furia, dichiarando ‘folle’ il saggio. I limitati sensi del materialista non scorgono le parti che costituiscono il televisore, e parimenti egli non ha nozione della civiltà che diffonde le trasmissioni, così dichiara entrambe le cose inesistenti – anche se esse sono dotate di una concreta esistenza a dispetto di ogni dissennato giudizio.

Le obiezioni dei nostri avversari materialisti a un simile argomento sono numerose. Essi dicono ad esempio che il cervello deve essere la sorgente prima dell’autocoscienza, perché se un suo qualsiasi componente subisce danno, la percezione stessa si altera o scompare del tutto, mutandosi la coscienza del paziente colpito in uno stato crepuscolare o in coma. A questa obiezione possiamo facilmente controbattere, affermando che il cervello è qualcosa che permette l’autocoscienza, che le rende possibile dimorare nel corpo, ma che non è la sua causa prima. Se infatti un componente di un televisore, di un computer o di altra simile macchina va in avaria, tale macchina smetterà di funzionare. Eppure è sotto gli occhi di tutti che tale macchina è solo un mezzo e non l’origine di quanto compie. I materialisti confondono l’utente di un televisore o di un computer con l’apparecchio da lui usato. Il fatto che un componente di un televisore o di un elaboratore si rompa non significa che la rete elettrica è venuta meno, né che a subire il danno sia stato l’utente stesso.

Corpi senz’anima e falsi uomini di Scienza

          [...]

Può il materialista enunciare in modo chiaro il problema che affligge la Scienza e si vuole risolvere in questa sede? No. Si vede soltanto totale ignoranza del problema stesso. Come si può pretendere di radere la complessità e di ridurre ogni cosa alla spiegazione più elementare se non si conoscono neanche le ipotesi? Abbiamo a che fare con falsi uomini di Scienza, che non seguono alcuna logica rigorosa e che pretendono di sentenziare senza neppure enunciare i termini del problema. Cos’è necessario? Cos’è superfluo? Essi dicono: “Un corpo senz’anima funziona altrettanto bene di un corpo dotato di anima, quindi non è necessario avere un’anima perché un corpo funzioni”. Se però si chiede loro di definire il concetto di anima e di spiegare come il funzionamento di un corpo avviene in concreto, non sono in grado di farlo. Noi vediamo che a un televisore o a un computer è necessaria corrente elettrica per funzionare, altrimenti abbiamo solo inutili carcasse metalliche e plastiche senza barlume di attività propria. Questo perché i televisori e i computer che utilizziamo sono stati costruiti dalla nostra civiltà e conosciamo a grandi linee i principi secondo cui funzionano. Come possiamo quindi, messi di fronte a macchinari costruiti e concepiti da altri, dichiarare con arroganza che non esiste la fonte del loro funzionamento, alimentandosi essi da sé ed essendo stati plasmati senza causa? Prima di far agire il Rasoio di Occam noi dobbiamo investigare ciò che compone l’oggetto del nostro studio e trovare una serie di possibili risposte ai nostri interrogativi – da vagliare con attenzione. I materialisti non agiscono in questo modo: usano uno pseudo-Rasoio di Occam con arroganza e fanatismo, come crociati in una guerra di religione, e reagiscono in modo furioso ad ogni critica. Questo loro modo di procedere si è ormai consolidato in una vera e propria medodologia stereotipa.

Enti complessi devono avere cause complesse

Qualcuno obietterà che non si può paragonare un essere umano a un televisore o a un computer, in quanto si tratta di realtà completamente dissimili che non funzionano allo stesso modo. Infatti le persone nascono dall’accoppiamento di altre persone di sessi diversi, perdendosi la genealogia nella notte dei tempi, mentre le macchine sono assemblate da artefici umani a partire da componenti fatti di materia inanimata. In altre parole, un essere vivente sarebbe il naturale prodotto delle leggi dell’Evoluzione, mentre il manufatto è artificiale e non avrebbe in Natura alcuna esistenza. Tuttavia si vede che un essere vivente, come ad esempio una persona umana, è infinitamente più complesso di un televisore o di un computer. Essendo i viventi tanto complessi, devono per necessità avere cause complesse, che non è facile determinare seguendo filosofia o metodo scientifico. Pertanto, dato che le cause sono complesse e che ci sfuggono i fattori che le definiscono, risulta provata una volta di più l’illegittimità dell’uso del Rasoio di Occam come strumento risolutore.

Non si può usare il Rasoio di Occam per negare che un evento abbia una causa

Molti nostri avversari, che hanno nome di materialisti, sostengono che la creazione dell’universo fisico abbia avuto luogo a partire da un evento simile in tutto a un’immensa deflagrazione, a cui attribuiscono il nome di Big Bang. Tuttavia, quando essi sono interrogati sulla natura esatta di tale evento cosmico, rispondono che non ha avuto causa alcuna, e che anzi non ha senso domandarsi cosa ci fosse prima di detta deflagrazione. Essi sostengono che dal Big Bang hanno avuto origine le leggi fisiche, oltre a tutti i parametri matematici e le caratteristiche geometriche che definiscono in mondo in cui viviamo, e che sono uguali in ogni luogo del Cosmo, dalla Terra fino ai quasar più remoti. Seguendo quanto Aristotele ci insegna, tutto ciò deve per necessità avere una causa. Eppure i materialisti, per non dover ammettere la necessità di un Artefice, sorprendentemente affermano che tutte queste leggi fisiche si sono formate senza alcuna necessità di una causa qualsiasi. Interrogati sull’argomento ed esortati a fornire informazioni più approfondite, essi sostengono che il Rasoio di Occam è proprio ciò che rade la necessità del Fattore del Cosmo, in quanto le leggi fisiche, nate da sé senza causa dal Big Bang, spiegherebbero altrettanto bene il funzionamento di ogni cosa, visibile ed invisibile. Purtuttavia, se una legge fisica si trova ad operare nel mondo sensibile, e il suo funzionamento esatto è provato dall’applicazione del Metodo Scientifico, come possiamo concepire che la sua esistenza non scaturisca da sorgente alcuna? Possiamo noi definire detta legge “priva di causa” solo perché il Metodo Scientifico stesso non ci consente ancora di esplorare il suo universo d’origine? I nostri organi di senso e i nostri strumenti di indagine non possono sondare ciò che vigeva prima del Big Bang, ma affermare che da questa impossibilità derivi l’inesistenza è pura e semplice stoltezza.

          [...]



Il testo presente in citazione è stato liberamente adattato dalle considerazioni di questo articolo, cui tributiamo i dovuti crediti.
https://perpendiculum.blogspot.com/2018/07/contro-l-del-rasoio-di-occam.html
 
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Il senso della vita: una riflessione

 Aesthetics Philosophy (@Aestheticsphilo) / Twitter

Una delle principali assurdità nelle quali mi sono imbattuto, e che ho scoperto essere ben diffusa nella società odierna, è la convinzione che la nostra vita sia la migliore delle cose che ci possano mai capitare. Mi scuso: espressa così la frase farà saltare non pochi dei miei lettori dalla sedia. La vita è la migliore delle cose che ci possano mai capitare, ed io sono il primo ad esserne convinto! Esistere, ossia essere posto-in-essere, non ha eguali, e può ritenersi a buon diritto il principio e in qualche modo anche la causa del perchè ciascuno di noi prova qualcosa anziché nulla, sperimenta la contemplazione della meraviglia del mondo senza lasciare che questo sussista vuoto e silente.

C'è un ma. Un ma molto grande, un paradosso insolubile.

Come ben sapete, la posizione di chi scrive è certo orientata verso questo ottimismo esistenziale anche ed anzi in gran parte grazie alla sua inclinazione religiosa. Essa infatti mi fa “leggere” il reale e quanto contiene, le sue categorie e la sua complessa trama, secondo un disegno ben preciso ed intessuto di razionalità, senso e speranza.

Ma la maggior parte che ripete assieme a me questo, là fuori, spesso non è affatto mossa da alcuna considerazione in tal senso ed anzi abbraccia una visione materialistica ed atea dell'esistenza, tuttavia continua a ritenere che la vita umana abbia un certo grado di valore in sé (e se dicono il contrario, dimostrano con l'azione di non pensarla affatto così) e che le loro esistenze possano dunque essere animate da un senso, un fine.

Qui sorge il paradosso: fingendo ora di incarnare il pensiero di una qualunque di queste persone secolarizzate del nostro mondo, ed adottandone i principi e la lettura del mondo, la mia visione animata da una profonda fiducia nel valore della vita e del sue senso è definibile razionale?

Secondo il pensiero razional-materialista che oggi domina l'orizzonte culturale degli eventi, dovrebbe essere difficile rispondere affermativamente. Accade però il contrario.

Secondo l'uomo moderno che devo incarnare, ogni cosa è dominata dal cieco caso. Il furore degli eventi è regolato da un complesso e bilanciato gioco di equilibri, dove le leggi fisiche hanno la maggiore. La nascita dell'universo, la formazione di un ambiente che permetta la nascita e lo sviluppo della vita, la stessa nascita e sviluppo di forme di vita ed il loro organizzarsi sempre più complesso, la nascita di menti in grado di astrarre dalla stessa materia di cui sono costituite per parlare di universali e trascendere lo stesso spazio fisico...sono state fortunatissime, quanto forse irripetibili, casualità. Siamo qui: questo conta. A che serve pensare ad altro? La vita è preziosa proprio perchè è breve, non è eterna: godiamocela. Chi vuol esser lieto sia: di domani non c'è certezza.

Come figlio di processi deterministici, l'uomo stesso non può che essere soggetto dominato dalle leggi di natura. Un complesso di atomi un po' bizzarro, con un piede sull'orlo del nulla eterno. Non essendoci alcun dispositore esterno, cessa di essere ritenuta plausibile l'idea stessa della trascendenza: questa, assieme alla morale, non può che essere letta in due sensi. O come costrutto socialmente utile, ma non assolutizzabile, o come vantaggio evolutivo, utile nel progredire in una evoluzione puramente orizzontale e materiale. Sì, siamo macchine neurali, molto complesse, incredibilmente complesse. Sì, il nostro libero arbitrio è un'illusione: le nostre scelte sono figlie di una complessa quanto determinata dialettica tra la nostra psiche e l'ambiente che ci circonda. I nostri sentimenti sono segnali chimici, nulla di più: però, accidenti se brucia dannatamente quell'amore perso nel passato! Sì, occupiamo un ruolo insignificante nella vastità del tutto, quindi siamo in qualche modo insignificanti. Là fuori c'è il nulla, la nausea cosmica ed il vuoto che ha in pegno la nostra anima. Ovviamente è un poetismo: di atomi si parla. Il nostro ricordo? Un'ombra nel nulla eterno. Però l'uomo è capace di cose stupende, progetti meravigliosi! Certo, ma sono il chiaro frutto della sua evoluzione, ed il suo desiderio di infinito non è che un'illusione.

MA

la vita è bella, e c'è posto per l'ottimismo! Io ci vedo un senso, una direzione...io l'ho decisa! E quindi ho anche un valore. Divertiamoci, e viviamo appieno, respirando a pieni polmoni della vita che ci è stata consegnata dal caso. Potevamo non nascere, ma ora siamo qui!

Spero di aver reso con un poco di maliziosa ironia la questione.

Io invece la vedo come segue.

La vita non può essere ritenuta preziosa a partire dalla sua stessa breve durata. Non basta che un qualcosa abbia vita breve perchè valga. Di fatto un tale assunto si poggia su una convinzione simile: ciò che è effimero e perituro ha un valore; ciò che è eterno ed incorruttibile non ha valore. Comprendiamo come una simile constatazione non sia solamente contro-intuitiva, ma che sfiori persino l'assurdo. Chi tra di noi, se potesse scegliere, opterebbe per vivere solamente pochi minuti quando potrebbe vivere anni, decenni interi? O chi preferirebbe stringere tra le mani un fiore, una pietra preziosa, che si corrompa dopo un istante di contemplazione? Non a caso, a proposito si parla di caducità, di cose periture, vane. Tuttavia l'uomo, spesso tende a comprendere il valore delle cose che posside solo quando le perde, e conosce la loro non-eternità. Ciò porta a condensare questa esperienza umanissima sulle considerazioni circa il valore della vita, ma non le rende vere né oggettive. Ci si dice: “ho imparato tardi il valore di ciò che ho perso solo quando l'ho perso. Non posso più permettermi di sbagliare, e devo stimare tanto più valida un'esperienza quanto più so che essa finirà presto, per non dover rimpiangere il non averla saputa apprezzare...”

Ma mai avremmo potuto constatare che quel dato oggetto avesse un valore, solo grazie al nostro averlo perduto: l'oggetto in sé deve aver avuto un valore a prescindere da questo. Il valore delle cose non è legato al loro perderle, ma alla conoscenza che facciamo di queste. Non a caso, se rimpiango di aver perso una persona cara, la rimpiango perchè riconosco, a posteriori, il valore che di lei non avevo saputo conoscere in precedenza. Ciò significa che l'essere umano può riconoscere il valore di una persona, un oggeto, della vita...senza dover per forza passare attraverso il doloroso cammino del perderli: può farlo attraverso la luce della ragione, cercando di non indurire il cuore. L'uomo può intraprendere questa saggia via o limitarsi a sbagliare e, attraverso l'errore, accumulare l'esperienza di vita per evitare futuri errori.

Un qualcosa, perchè possieda un valore oggettivo, deve possedere una finalità oggettiva. Il diamante è prezioso perchè trova ampio uso nella costruzione di componenti di precisione nell'industria chirurgica. Ma senza un fine oggettivo verso il quale l'uomo sia chiamato, cessa di esistere qualunque valore a lui intrinseco.

Cade il senso stesso della domanda: “c'è un senso?”

Essa può essere rivolta solo ad un ascoltatore, e non di certo ad un universo incapace di trascendenza.

La vita dell'uomo non vale più della neve che cade, del pesce che boccheggia in uno stagno o di una supernova in collasso. Tutte queste cose sono accomunate da un solo fatto: avvengono, esistono. Ma non hanno un fine, se non quello di avvenire. Non hanno uno scopo, se non quello di colmare il vuoto che la loro non-presenza lascerebbe. Per caso, tutto esiste. Per caso, tutto potrebbe non esistere. Ma sarebbe un'altra storia e noi non potremmo neppure ponderarla, non esistendo.

La vita può avere un valore oggettivo solo se è mossa da un fine oggettivo. Altrimenti, per sopperire a questa mancanza di senso, occorre arrangiarsi da soli, tappare i buchi.

“La mia vita ha il senso di fare tanti soldi e spassarmela”

“La mia di godermi i piaceri...ricercare la saggezza...salvare vite...”

Ma nessuno di questi scopi è il Senso della vita. La loro pluralità dimostra proprio questo: che, in assenza di uno scopo preciso, ciascuno ha cercato di adattare la propria vita a quello che più riteneva appetibile, calzante, ispirante. Per carità, è un bene che ciascuno di noi imposti la propria vita attraverso questi micro-scopi. Ma se essi non sono sostenuti da un macro-senso della vita, allora la loro utilità non sta tanto nel fornire uno scopo oggettivamente valido all'esistenza quando quello di farci convivere meno angosciosamente con le premesse del nostro pensare materialistico.

Là fuori, direbbe Sartre assieme a diversi esistenzialisti novecenteschi, non c'è che l'indifferenza universale. Tout court.

Ma l'uomo deve arrangiarsi, darsi una direzione che lo distragga dall'intrinseco non-senso della vita in prospettiva materialistca.

Ma se anche facesse così, sarebbe razionale affermare che la vita, di per sé -se proprio non ha un senso ed un valore intrinseci- è una cosa positiva, gradevole, un numero fortunato al lotto?

Pare di no.

Tirando le somme, infatti, il responso è abbastanza deludente. Premesso che, nell'ottica determinista ed ateo, la vita si riduce ad un mero ciclo biologico privo di qualunque appiglio metafisico (non ci sarà alcuna consolazione in una vita dopo la morte, le preghiere rimangono inascoltate, le religioni sono un costrutto sociale per allietare la nostra tensione all'infinito [che il caso ci avrebbe fornito per un amaro scherzo del destino] etc) occorre valutare quanto gli aspetti materiali della vita siano soddisfacenti o meno.

Partiamo dai piani inferiori e più basilari di ciò che la vita offre ad un buon materialista.

Possiamo strafogarci di buon cibo ed inebriarci di vino, circondarci di ogni sorta di piacere e frastornarci per notti intere con ciò che maggiormente sembra dilettarci. E' un buon inizio (sic!)...ed anche la fine. Schopenauer bene diceva, a tal proposito, quando paragonava la vita ad un pendolo oscillante tra la noia ed il dolore: nel mezzo, il piacere. Un fugace istante raggiunto con fatica, ma poi subito perduto, perchè transeunte. Ed ecco che sopraggiunge il dolore della perdita, e la noia dell'attesa di qualche altro piacere da strappare alla vita. Godere di questi piaceri, poi, non è affatto una certezza, e neppure una garanzia. Non è una certezza, perchè spesso per poterne godere si abbisogna della salute, di un buon grado di pecunia, di ricchezza. Che deve dire un malato, povero, incapace di accogliere dalla vita questi pochi piaceri che offre? Di certo per lui la vita non è un affare, direbbe il materialista coerentemente col suo pensiero. La vita è un affare quando possiamo godercela appieno, spingere l'acceleratore al massimo. Non è neppure garanzia di felicità: piuttosto di nausea e disillusione. Si raggiunge qualcosa che si crede ci avrebbe saziato, ma essa si rivela ben poca cosa di fronte alla fame interiore. Quel desiderio di piacere infinito (Leopardi) -o forse-: beatitudine.

C'è però chi contesta: un materialista non deve per forza abbruttirsi alla ricerca di questo spasso gretto e animalesco. Un uomo può trarre piacere da molte altre cose. Dedicarsi, ad esempio, ad un passatempo intellettuale. Scrivere, comporre musica. Dipingere, scolpire. Questi spiriti elevati, però, dovrebbero a maggior ragione sentire su di loro tutto il tragico peso della condizione umana. Dovrebbero, più degli altri, saper sondare le ombre dell'esistenza per concludere che l'uomo è un essere disperato, un titano eroico e caduco, preda di un fato amaro e crudele. Come nella mitologia greca, l'uomo combatte con le forze avverse che lo respingono al fango della morte e della dissoluzione. L'anelito di morte del caso lo sospende sul mare dell'incertezza, ma l'uomo, così umano e così nobile, guarda al cielo sperando di ottenerne risposta, riconoscendo che per lui la morte significherebbe un inutile spreco di vita, energia, intelletto. Riconosce l'assurdo di una vita plasmata dal caso, che l'ha tirato fuori dal nulla giusto per porsi domande senza risposta e morire nell'angoscia.

Il pastore errante guarda le sue greggi e le invidia, le invidia perchè esse non hanno un peso nel cuore come ha lui, diceva Leopardi. E cos'è questo, se non bisogno di Dio? Cos'è, se non rivolta contro l'oppressione del caso, del non-senso, dell'irrazionale?

Tirando le somme, senza una prospettiva ulteriore che dia un senso ed un valore oggettivi all'esistenza, la vita non è altro che dolore e noia, intervallata da brevi momenti di piacere e incoscienza. Ma, presa di petto, è una situazione tragica. Senza contare il problema del male. Il cristiano ammette l'esistenza del male, ma ammette anche la sua transitorietà e, appellandosi a Cristo, spera: non vede il male come un inutile sfogo del destino, ma come via di redenzione. Un materialista può ammettere l'esistenza del male, ed essere realista, ma vivere come non ci fosse per non disperare oppure fingere di non vederlo, per vivere in pace: in entrambi i casi il male non è razionalmente spiegabile. Accade, e questo è tutto. Accade, e l'uomo ha la sfortuna di soffrirlo più di qualunque altro essere che lo accompagna in questa vita.

Asserire che la vita è bella ed ha un grande valore è razionale solamente prescindendo dalla visione atea e materialista. Difatti, non è raro trovare chi adotta questa visione disperarsi allorquando le condizioni materiali della sua vita cambiano; quando la salute e la ricchezza vengono meno e la parvenza di certezza data dai piaceri coi quali la bontà della vita era giustificata si sgretola.

Non c'è razionalità -la stessa contestata ai credenti dai non-credenti- che tenga innanzi questa asserzione, solo, un grande, umanissimo desiderio di dare una parvenza di significato, di indirizzo e scopo a ciò che valore oggettivo, razionalmente, non potrebbe mai avere. 

                                                                                                           La Redazione

Come si recita il Santo Rosario

Seguono due schemi per la recita del Rosario, uno in italiano ed uno in latino.

 Alcuni consigli di san Giovanni Paolo II sulla recita del santo Rosario -  Cristiani Today

Recitare il Santo Rosario è molto semplice. Potrebbe sembrare complicato all'inizio, ma, dopo che uno l'ha recitato una o due volte, tutto diventa molto facile. Infatti è molto più difficile spiegare come si fa a dire il Rosario che recitarlo di fatto.

La parola Rosario ha due significati principali. Un significato si riferisce all'oggetto fisico (che chiameremo corona), che si compone di una serie di grani, gli uni leggermente separati dagli altri, e da grani più ravvicinati; una medaglia o crocera e una croce: l'altro importante significato si riferisce alla preghiera, per recitare la quale si usa l'oggetto stesso.

L'oggetto fisico non è indispensabile per recitare la preghiera del Rosario, ma i grani sono un'ottima guida. Inoltre la corona, se è benedetta, è un oggetto sacro, la cui presenza nella casa di qualcuno o in tasca è, in un certo senso, un aiuto allo stato di continua preghiera a Gesù per mezzo di Maria.

Quando preghiamo il Rosario, partiamo dalla croce della corona, diciamo una preghiera, quindi ci muoviamo sul primo granello e diciamo un'altra preghiera; quindi continuiamo in questo modo fino a che non siamo passati attraverso tutti i grani. (Non importa se ci muoviamo da destra a sinistra o da sinistra a destra, lo scopo dei grani è aiutare l'orante a mantenere il conto).

Il Santo Rosario è composto da 20 Misteri della vita di Gesù e di Maria divisi in quattro serie. Essi sono: (1) i misteri gaudiosi, (2) i misteri luminosi, i misteri dolorosi, e (4) i misteri gloriosi. Dovremmo come contemplare con uno sguardo questi misteri che abbracciano tutta la vita di Gesù trasmessa dal Vangelo, il Santo Rosario infatti è una preghiera evangelica per eccellenza.

Il Papa ci raccomanda che ognuno preghi tutto il Santo Rosario (composto dai 20 misteri) ogni giorno. Chi non potesse, potrebbe recitare le rispettive serie di misteri nei giorni della settimana indicati sempre dalla recente riforma del Rosario).

Piuttosto che non pregarlo affatto, infatti, è buona cosa suddividerne in parti la recita, durante la giornata: è certamente preferibile ritirarsi in luogo che, in solitudine -o con altri oranti, ci permetta la debita concentrazione, ma nulla vieta la preghiera durante la pausa pranzo a lavoro, alla fermata mentre siamo in attesa del bus, o mentre rincasiamo a piedi dopo aver svolto qualche affare. Quando il rosario non sarà più per noi una sorta di "obbligo", di impegno formale, allora ne avremo colto il vero significato: esso ci aiuta a contemplare la vita di Cristo tramite gli occhi di Sua madre, la Vergine Maria, e, meditando su questa, a dialogare con Dio, scavando in noi stessi alla ricerca di un dialogo profondo e sincero con Lui che spesso, nel quotidiano, capita raramente di poter intraprendere con qualcuno; esso diventa allora un bisogno, una "valvola di sfogo" ed un momento di cui sentiamo fame e chiamata. 

Ciascuno di noi può affidare il proprio rosario secondo diverse intenzioni: attraverso la contemplazione e la meditazione dei principali eventi della nostra fede, noi possiamo pregare perché la nostra fede cresca e maturi, perché guarisca un malato, per la conversione di un nostro caro amico, perché il mondo sia illuminato dalla luce della vera fede in Cristo... 

La recita del Santo Rosario può essere divisa in due parti: l'introduzione e le cinque decine. L'introduzione corrisponde alla croce e ai quattro grani che la seguono.

L'introduzione

Segno della croce

Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

Invocazione

O Dio vieni a salvarmi.
Signore vieni presto in mio aiuto.

Il Gloria al Padre

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen

Simbolo Apostolico (Si recita in corrispondenza della croce)

Io credo in Dio Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figliolo, nostro Signore, il quale fu concepito di Spinto Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese all'inferno; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente, di la ha da venire a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

Padre Nostro (in corrispondenza del 1° grano leggermente separato)

Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Amen.

3 Ave Maria, uno per la Fede, uno per la Speranza ed uno per la Carità (in corrispondenza dei grani consecutivi).

Ave o Maria, piena di grazia; il Signore e con te; tu sei benedetta fra le donne, e benedetto è il frutto del ventre tuo, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.

Le cinque decine

Annuncio del mistero (vedi i misteri del Rosario più avanti)

Lettura biblica ( si legge un eventuale brano riferito al dato mistero ricordato nella decina -per i misteri, si veda sotto, e la decina si recita meditando questo mistero, ovvero riflettendoci ed approfondendolo. Ogni decina ha un mistero diverso, per un totale di 5 misteri (come le 5 decine di una corona) a corona.

Pausa di silenzio

Padre nostro (sul primo grano separato nella corona)

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo e così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non c'indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.

10 Ave Maria

Gloria al Padre

Preghiera della Madonna a Fatima

Gesù perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell’inferno, porta in cielo tutte le anime le più bisognose della tua misericordia.

I misteri del Santo Rosario

Misteri gaudiosi:
(Lunedì e sabato)

1.   L'annunciazione della nascita di Gesù a Maria SS.

Nel sesto mese l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazàreth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te...Non temere, Maria, perché‚ hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo»...Allora Maria disse all'angelo: «Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». (Lc 1,26-38)

2.   Maria SS. visita Santa Elisabetta

In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!...». Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio Spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome... ». (Lc 1,39-49)

3.   Gesù Cristo nasce povero a Betlemme

Ora mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché‚ non c'era posto per loro nell'albergo. ...C'erano in quella regione alcuni pastori...l'Angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia ». (Lc 2,6-12)

4.   Gesù viene presentato al tempio

Quando venne il tempo della purificazione secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore... Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio... prese il bambino tra le braccia e benedisse Dio dicendo: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza... luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele». Il padre e la madre si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua Madre: «Egli è qui per la rovina e la salvezza di molti in Israele,... E anche a te una spada trafiggerà l'anima». (Lc 2,22-35)

5.   Gesù viene ritrovato al tempio

Il fanciullo Gesù, quando ebbe dodici anni, con Maria e Giuseppe si recò - da Nazàreth - a Gerusalemme secondo l'usanza della festa ebraica; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. ... Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché‚ hai fatto così ? Ecco tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose: «perché‚ mi cercavate ? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? «. Ma essi non compresero le sue parole. ...Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. (Lc 2,41-51)

Misteri Luminosi

 (Giovedì)

1.   Gesù battezzato al Giordano.

Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto».( Mt 3, 16-17)

2.   Gesù nella sua auto-rivelazione alle nozze di Cana.

Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».

 E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare»; e le riempirono fino all'orlo. (E l’acqua si trasformò in vino.) Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. (Gv 2, 1-8)

3.   Gesù che annunzia il Regno di Dio e invita alla conversione.

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva:  «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo». (Mc 1, 15-16). (…) Dopo aver detto questo, alitò (sugli Apostoli) e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». (Gv 20, 22-23).

4.   Gesù Trasfigurato sul monte Tabor.

E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme (…) E dalla nube (che li aveva avvolti) uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo». (Lc 9, 35 par)

5.   Gesù che istituisce la Santa Eucaristia.

Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. (Gv 13,1) (…) Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo». Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. (Mt 26, 26 par).

Misteri dolorosi:
(Martedì e venerdì)

1.   Gesù agonizza nel giardino degli ulivi

Allora Gesù, uscito dal Cenacolo dove aveva istituito l'Eucaristia, andò con i discepoli in un podere, chiamato Getsèmani, e disse loro: «Sedetevi qui, mentre io vado a pregare». ...e cominciò a provare tristezza e angoscia...e pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu» (Mt 26,36-39). In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. (Lc 22,44)

2.   Gesù viene flagellato alla colonna

Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire. Poi messolo in catene, lo condussero e lo consegnarono al governatore Pilato, il quale dopo averlo interrogato, disse: «Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?». Tutti gli risposero: « Sia crocifisso!» ed egli aggiunse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora urlarono: «Sia crocifisso!» (Mt 27). E Pilato, volendo dar soddisfazione alla folla, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati, perché fosse crocifisso. (Mc 15,15)

3.   Gesù viene incoronato di spine

Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela misero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre si inginocchiavano davanti, lo schernivano: «Salve, re dei Giudei!». E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo cosè schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo. (Mt 27,27-31)

4.   Gesù viene caricato della croce

Mentre conducevano via Gesù, presero un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli». ... Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati. (Lc 23,26-32)

5.   Gesù muore in croce

Stavano presso la croce di Gesù sua Madre, la sorella di sua Madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù, vedendo la Madre e lè accanto a lei il discepolo che Egli amava, disse alla Madre: «Donna, ecco il tuo figlio». Poi disse al discepolo: «Ecco, la tua Madre». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. ( Gv 19,25-27)

Misteri gloriosi:
(Mercoledì, domenica)

1. Gesù risorge

Passato il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa... L'angelo disse alle donne: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. E' risorto, come aveva detto». ( Mt 28,1-6)

2. Gesù sale al cielo

Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: «perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». Dicendo questo mostrò loro le mani e i piedi. ... Poi li condusse fuori Betania e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. (Lc 24,36-51)

3. Lo Spirito Santo discende su Maria e i primi cristiani

Mentre il giorno di pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbattè gagliardo, e riempè tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. (At 2,1-4)

4. Maria SS. è assunta in cielo

Benedetta sei tu, figlia, davanti al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra e benedetto il Signore Dio che ha creato il cielo e la terra e ti ha guidato a troncare la testa del capo dei nostri nemici. ... Tutto questo hai compiuto con la tua mano, egregie cose hai operato per Israele, di esse Dio si è compiaciuto. Sii sempre benedetta dall'onnipotente Signore. (Gdt 13,18-20; 15,10)

5. Maria SS. è incoronata Regina dell'universo

Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. (Ap 12,1)

 

Alla fine del Santo Rosario o di una sola parte si recita il

Salve Regina

Salve Regina, Madre di Misericordia, vita dolcezza e speranza nostra, salve. A Te ricorriamo, esuli figli di Eva; a Te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

 

Seguono le (facoltative)

Litanie Lauretane

Signore, pietà.

Cristo, pietà.

Signore, pietà.

Cristo, ascoltaci.

Cristo, esaudiscici.

Padre del cielo, che sei Dio,  Abbi pietà di noi (si ripete fino a Santa Trinità)

Figlio, Redentore del mondo che sei Dio

Spirito Santo, che sei Dio,

Santa Trinità, unico Dio,

Santa Maria, Prega per noi (il "prega per noi" si ripete dopo ogni invocazione, fino alla fine)

Santa Madre di Dio,

Santa Vergine delle vergini,

Madre di Cristo,

Madre della Chiesa,

Madre della divina grazia,

Madre purissima,

Madre castissima,

Madre sempre vergine,

Madre immacolata,

Madre degna d'amore,

Madre ammirabile,

Madre del buon consiglio,

Madre del Creatore,

Madre del Salvatore,

Madre di misericordia,

Vergine prudentissima,

Vergine degna di onore,

Vergine degna di lode,

Vergine potente,

Vergine clemente,

Vergine fedele,

Specchio della santità divina

Sede della Sapienza,

Causa della nostra letizia,

Tempio dello Spirito Santo

Tabernacolo dell'eterna gloria

Dimora tutta consacrata a Dio

Rosa mistica,

Torre di Davide,

Torre d'avorio,

Casa d'oro,

Arca dell'alleanza,

Porta del cielo,

Stella del mattino,

Salute degli infermi,

Rifugio dei peccatori,

Consolatrice degli afflitti,

Aiuto dei cristiani,

Regina degli Angeli,

Regina dei Patriarchi,

Regina dei Profeti,

Regina degli Apostoli,

Regina dei Martiri,

Regina dei veri cristiani,

Regina dei Vergini,

Regina di tutti i Santi,

Regina concepita senza peccato originale

Regina assunta in cielo,

Regina del santo Rosario,

Regina delle Famiglie.

Regina della pace.

Agnello di Dio, che togli peccati del mondo

perdonaci, o Signore.

Agnello di Dio, che togli peccati del mondo

ascoltaci, o Signore.

Agnello di Dio, che togli peccati del mondo

abbi pietà di noi.

Prega per noi, Santa madre di Dio

Affinchè siamo fatti degli delle promesse di Cristo

PREGHIAMO

Concedi ai tuoi fedeli, Signore Dio nostro, di godere sempre la salute del corpo e dello spirito, e per la gloriosa intercessione di Maria santissima, sempre vergine, salvaci dai mali che ora ci rattristano e guidaci alla gioia senza fine. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Un Padre, Ave, Gloria (Secondo le intenzioni del Santo Padre e per l’acquisito delle Sante Indulgenze)

 

Fonte: un documento della parrocchia di San Giovanni Battista de Rossi.

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In basso: la recita dei misteri in latino, tratti dal sito di preghiere e meditazioni. Precede una panoramica latina sul Pater, Ave, Gloria e Salve Regina. Lo schema di recitazione è il medesimo della versione italiana precedente, solo, cambiando ovviamente la lingua. 

Mi raccomando: prima della recita andate a vedere la pronuncia scolastica latina e la lettura degli accenti (che cambiano, a volte, il senso stesso della parola!). Ad esempio ae si legge e; ti si legge zi, e così via...

L'introduzione

Signum crucis

In nómine Patris et Fílii et Spíritus Sancti. Amen.

Invocazione

Deus, in adiutorium meum intende. Domine, ad adiuvandum me festina.

Il Gloria al Padre

Glória Patri et Fílio et Spirítui Sancto. Sicut erat in princípio, et nunc et semper et in sǽcula sæculórum. Amen.

Simbolo Apostolico (Si recita in corrispondenza della croce)

Credo in Deum Patrem omnipoténtem, Creatórem cæli et terræ, et in Iesum Christum, Fílium Eius unicum, Dóminum nostrum, qui concéptus est de Spíritu Sancto, natus ex Maria Virgine,
passus sub Póntio Piláto, crucifixus, mórtuus, et sepúltus, descéndit ad ínferos, tértia die resurréxit a mórtuis, ascéndit ad cælos, sedet ad déxteram Dei Patris omnipoténtis, inde ventúrus est iudicáre vivos et mórtuos. Et in Spíritum Sanctum, sanctam Ecclésiam cathólicam, sanctórum communiónem, remissiónem peccatórum, carnis resurrectiónem, vitam ætérnam.
Amen.

Pater Noster (in corrispondenza del 1° grano leggermente separato)

Pater noster, qui es in cælis: sanctificétur Nomen Tuum: advéniat Regnum Tuum: fiat volúntas Tua, sicut in cælo, et in terra. Panem nostrum cotidiánum da nobis hódie, et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris. et ne nos indúcas in tentatiónem; sed líbera nos a Malo. Amen.

3 Ave Maria, uno per la Fede, uno per la Speranza ed uno per la Carità (in corrispondenza dei grani consecutivi).

Ave, Maria, grátia plena, Dóminus tecum. Benedícta tu in muliéribus, et benedíctus fructus ventris tui, Iesus. Sancta María, Mater Dei, ora pro nobis peccatóribus, nunc et in hora mortis nostrae. Amen.

Le cinque decine

Annuncio del mistero (vedi i misteri del Rosario più avanti)

Lettura biblica (si legge un eventuale brano riferito al dato mistero ricordato nella decina -per i misteri, si veda sotto, e la decina si recita meditando questo mistero, ovvero riflettendoci ed approfondendolo. Ogni decina ha un mistero diverso, per un totale di 5 misteri (come le 5 decine di una corona) a corona.

Pausa di silenzio

Padre nostro (sul primo grano separato nella corona)

Pater noster, qui es in cælis: sanctificétur Nomen Tuum: advéniat Regnum Tuum: fiat volúntas Tua, sicut in cælo, et in terra. Panem nostrum cotidiánum da nobis hódie, et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris. et ne nos indúcas in tentatiónem; sed líbera nos a Malo. Amen.

10 Ave Maria

Gloria al Padre

Preghiera della Madonna a Fatima

O Jesu, dimitte nobis debita nostra, libera nos ab igne inferni, deduc in cælo omnes animas, presertim illas quae maxime ìndigent misericordiae tua.

Mysteria gaudii

in feria secunda et sabbato.
Mysteria Gaudii recolent eventa circa nativitatem Iesu:

1. Annuntiatio Gabrielis Archangeli ad Beatam Mariam Virginem
Evangelium: In mense autem sexto missus est angelus Gabriel a Deo in civitatem Galilaeae, cui nomen Nazareth, ad virginem desponsatam viro, cui nomen erat Ioseph de domo David, et nomen virginis Maria. Et ingressus ad eam dixit: "Ave, gratia plena, Dominus tecum". Ipsa autem turbata est in sermone eius et cogitabat qualis esset ista salutatio. Et ait angelus ei: "Ne timeas, Maria; invenisti enim gratiam apud Deum. Et ecce concipies in utero et paries filium et vocabis nomen eius Iesum. Hic erit magnus et Filius Altissimi vocabitur, et dabit illi Dominus Deus sedem David patris eius (Lc 1, 26-32).

2. Visitatio Beatae Mariae Virginis ad Elisabeth
Evangelium: Et factum est, ut audivit salutationem Mariae Elisabeth, exsultavit infans in utero eius, et repleta est Spiritu Sancto Elisabeth et exclamavit voce magna et dixit: "Benedicta tu inter mulieres, et benedictus fructus ventris tui. Et unde hoc mihi, ut veniat mater Domini mei ad me? Ecce enim ut facta est vox salutationis tuae in auribus meis, exsultavit in gaudio infans in utero meo. Et beata, quae credidit, quoniam perficientur ea, quae dicta sunt ei a Domino" (Lc 1, 41-45).

3. Nativitas Domini Nostri Iesu Christi
Evangelium: Et dixit illis angelus: "Nolite timere; ecce enim evangelizo vobis gaudium magnum, quod erit omni populo, quia natus est vobis hodie Salvator, qui est Christus Dominus, in civitate David. Et hoc vobis signum: invenietis infantem pannis involutum et positum in praesepio". (Lc 2, 10-12).

4. Presentatio Iesu Infantis in templo
Evangelium: "Nunc dimittis servum tuum, Domine, secundum verbum tuum in pace, quia viderunt oculi mei salutare tuum, quod parasti ante faciem omnium populorum, lumen ad revelationem gentium et gloriam plebis tuae Israel" (Lc 2, 29-32).

5. Inventio Iesu in templo
Evangelium: Et videntes eum admirati sunt, et dixit Mater eius ad illum: "Fili, quid fecisti nobis sic? Ecce pater tuus et ego dolentes quaerebamus te". Et ait ad illos: "Quid est quod me quaerebatis? Nesciebatis quia in his, quae Patris mei sunt, oportet me esse?" (Lc 2, 48-49).

Mysteria lucis

in feria quinta.

1. Eius in Baptismate apud Iordanem
Evangelium: Tunc venit Iesus a Galilaea in Iordanem ad Ioannem, ut baptizaretur ab eo. Ioannes autem prohibebat eum dicens: "Ego a te debeo baptizari, et tu venis ad me?". Respondens autem Iesus dixit ei: "Sine modo, sic enim decet nos implere omnem iustitiam". Tunc dimittit eum. Baptizatus autem Iesus, confestim ascendit de aqua; et ecce aperti sunt ei caeli, et vidit Spiritum Dei descendentem sicut columbam et venientem super se. Et ecce vox de caelis dicens: "Hic est Filius meus dilectus, in quo mihi complacui" (Mt 3, 13-17).

2. In sui ipsius autorevelatione apud Canense matrimonium
Evangelium: Et deficiente vino, dicit mater Iesu ad eum: "Vinum non habent". Et dicit ei Iesus: "Quid mihi et tibi, mulier? Nondum venit hora mea". Dicit mater eius ministris: "Quodcumque dixerit vobis, facite" (Io 2, 3-5).

3. In Regni Dei proclamatione coniuncta cum invitamento ad conversionem
Evangelium: Postquam autem traditus est Ioannes, venit Iesus in Galilaeam praedicans evangelium Dei et dicens: "Impletum est tempus, et appropinquavit regnum Dei; paenitemini et credite evangelio" (Mc 1, 14-15).

4. Ipsius in Transfiguratione
Evangelium: Et transfiguratus est ante eos; et resplenduit facies eius sicut sol, vestimenta autem eius facta sunt alba sicut lux. Et ecce apparuit illis Moyses et Elias cum eo loquentes. Respondens autem Petrus dixit ad Iesum: "Domine, bonum est nos hic esse. Si vis, faciam hic tria tabernacula: tibi unum et Moysi unum et Eliae unum". Adhuc eo loquente, ecce nubes lucida obumbravit eos; et ecce vox de nube dicens: "Hic est Filius meus dilectus, in quo mihi bene complacui; ipsum audite" (Mt 17, 2-5).

5. In Eucharistiae institutione
Evangelium: Cenantibus autem eis, accepit Iesus panem et benedixit ac fregit deditque discipulis et ait: "Accipite, comedite: hoc est corpus meum". Et accipiens calicem, gratias egit et dedit illis dicens: "Bibite ex hoc omnes: hic est enim sanguis meus novi testamenti, qui pro multis effunditur in remissionem peccatorum (Mt 26, 26-28).

Mysteria doloris

in feria tertia et feria sexta.
Mysteria Doloris recolent eventa circa Iesu passionem:

1. Agonia Iesu in hortu Gethsemanie
Evangelium: Tunc ait illis: "Tristis est anima mea usque ad mortem; sustinete hic et vigilate mecum". Et progressus pusillum, procidit in faciem suam orans et dicens: "Pater mi, si possibile est, transeat a me calix iste; verumtamen non sicut ego volo, sed sicut tu" (Mt 26, 38-39).

2. Flagelatio Iesu
Evangelium: At illi iterum clamaverunt: "Crucifige eum!". Pilatus vero dicebat eis: "Quid enim mali fecit?". At illi magis clamaverunt: "Crucifige eum!". Pilatus autem, volens populo satisfacere, dimisit illis Barabbam et tradidit Iesum flagellis caesum, ut crucifigeretur (Mc 15, 13-15).

3. Coronatio Iesu a spinis
Evangelium: Tunc milites praesidis suscipientes Iesum in praetorio congregaverunt ad eum universam cohortem. Et exuentes eum, clamydem coccineam circumdederunt ei et plectentes coronam de spinis posuerunt super caput eius et arundinem in dextera eius et, genu flexo ante eum, illudebant ei dicentes: "Ave, rex Iudaeorum!" (Mt 27, 27-29).

4. Iesus Eius crucem baiulat
Evangelium: Et postquam illuserunt ei, exuerunt eum clamyde et induerunt eum vestimentis eius et duxerunt eum, ut crucifigerent. Exeuntes autem invenerunt hominem Cyrenaeum nomine Simonem; hunc angariaverunt, ut tolleret crucem eius (Mt 27, 31-32).

5. Crucifixio Iesu
Evangelium: Stabant autem iuxta crucem Iesu mater eius et soror matris eius, Maria Cleopae, et Maria Magdalene. Cum vidisset ergo Iesus matrem et discipulum stantem, quem diligebat, dicit matri: "Mulier, ecce filius tuus". Deinde dicit discipulo: "Ecce mater tua". Et ex illa hora accepit eam discipulus in sua. Post hoc sciens Iesus quia iam omnia consummata sunt, ut consummaretur Scriptura, dicit: "Sitio". Vas positum erat aceto plenum; spongiam ergo plenam aceto hyssopo circumponentes, obtulerunt ori eius. Cum ergo accepisset acetum, Iesus dixit: "Consummatum est!". Et inclinato capite tradidit spiritum. (Gv 19, 25-30).

Mysteria gloriae

in feria quarta et Dominica.
Mysteria Gloriae narrant eventa circa Iesu resurrectionem:

1. Resurrectio Iesu
Evangelium: Prima autem sabbatorum, valde diluculo venerunt ad monumentum portantes, quae paraverant, aromata. Et invenerunt lapidem revolutum a monumento; et ingressae non invenerunt corpus Domini Iesu. Et factum est, dum mente haesitarent de isto, ecce duo viri steterunt secus illas in veste fulgenti. Cum timerent autem et declinarent vultum in terram, dixerunt ad illas: "Quid quaeritis viventem cum mortuis? Non est hic, sed surrexit. Recordamini qualiter locutus est vobis, cum adhuc in Galilaea esset, dicens: "Oportet Filium hominis tradi in manus hominum peccatorum et crucifigi et die tertia resurgere"" (Lc 24, 1-7).

2. Eius in Coelum ascensio
Evangelium: Eduxit autem eos foras usque in Bethaniam et, elevatis manibus suis, benedixit eis. Et factum est, dum benediceret illis, recessit ab eis et ferebatur in caelum. Et ipsi adoraverunt eum et regressi sunt in Ierusalem cum gaudio magno et erant semper in templo benedicentes Deum (Lc 24, 50-53).

3. Descensus Sancti Spiritus super Mariam et Apostolos
Evangelium: Et cum compleretur dies Pentecostes, erant omnes pariter in eodem loco. Et factus est repente de caelo sonus tamquam advenientis spiritus vehementis et replevit totam domum, ubi erant sedentes. Et apparuerunt illis dispertitae linguae tamquam ignis, seditque supra singulos eorum; et repleti sunt omnes Spiritu Sancto et coeperunt loqui aliis linguis, prout Spiritus dabat eloqui illis (At 2, 1-4).

4. Assumptio Beatae Mariae Virginis in coelum
Evangelium: Astitit regina a dextris tuis ornata auro ex Ophir (Psa 45, 10).
Quid hoc, quod ascendit per desertum sicut virgula fumi, aromatizans tus et myrrham et universum pulverem pigmentarii? (Can 3, 6).
Et apertum est templum Dei in caelo, et visa est arca testamenti eius in templo eius; et facta sunt fulgura et voces et terraemotus et grando magna (Apoc 11, 19).

5. Coronatio Beatae Mariae Virginis reginae coeli
Evangelium: Et signum magnum appa ruit in caelo: mulier amicta sole, et luna sub pedibus eius, et super caput eius corona stellarum duodecim (Apoc 12, 1).

 

Alla fine del Santo Rosario o di una sola parte si recita il

Salve Regina
Salve, Regína, Mater misericórdiae, vita, dulcédo et spes nostra, salve. Ad te clamámus, éxsules filii Evae. Ad te suspirámus geméntes et flentes in hac lacrimárum valle. Eia ergo, advocáta nostra, illos tuos misericórdes óculos ad nos convérte. Et Iesum, benedíctum fructum ventris tui, nobis, post hoc exsílium, osténde. O clemens, o pia, o dulcis Virgo María!

Seguono le (facoltative)

Litanie Lauretane

Kýrie, eléison.
Kyrie, eléison.
Christe, eléison.
Christe, eléison.
Kýrie, eléison.
Kyrie, eléison.
Christe, audi nos.
Christe, audi nos.
Christe, exáudi nos.
Christe, exáudi nos.

Pater de cáelis, Deus,
R. miserére nobis.
Fili, redémptor mundi, Deus, R.
Spíritus Sancte, Deus, R.
Sancta Trínitas, unus Deus, R.

Sancta María,
R. ora pro nobis.
Sancta Dei génetrix, R.
Sancta Virgo vírginum, R.
[Dilecta iusti Ioseph Sponsa, R.]
Mater Christi, R.
Mater Ecclésiae, R.
Mater divínae grátiae, R.
Mater puríssima, R.
Mater castíssima, R.
Mater invioláta, R.
Mater intemeráta, R.
Mater amábilis, R.
Mater admirábilis, R.
Mater boni consílii, R.
Mater Creatóris, R.
Mater Salvatóris, R.
Mater misericórdiae, R.

Virgo prudentíssima, R.
Virgo veneránda, R.
Virgo praedicánda, R.
Virgo potens, R.
Virgo clemens, R.
Virgo fidélis, R.

Spéculum iustítiae, R.
Sedes sapiéntiae, R.
Cáusa nóstrae laetítiae, R.
Vas spirituále, R.
Vas honorábile, R.
Vas insígne devotiónis, R.
Rosa mýstica, R.
Turris Davídica, R.
Turris ebúrnea, R.
Domus áurea, R.
Fóederis arca, R.
Iánua cáeli, R.
Stella matutína, R.

Salus infirmórum, R.
Refúgium peccatórum, R.
Consolátrix afflictórum, R.
Auxílium christianórum, R.

Regína angelórum, R.
Regína patriarchárum, R.
Regína prophetárum, R.
Regína apostolórum, R.
Regína mártyrum, R.
Regína confessórum, R.
Regína vírginum, R.
Regína sanctórum ómnium, R.
Regína sine labe origináli concépta, R.
Regína in cáelum assúmpta, R.
Regína sacratíssimi Rosárii, R.
Regina familiae, R.
Regína pacis, R.

Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi,
parce nobis, Dómine.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi,
exáudi nos, Dómine.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi,
miserére nobis.

Ora pro nobis, sancta Dei génetrix,
ut digni efficiámur promissiónibus Christi.

Orémus.

Concéde nos fámulos tuos, quáesumus, Dómine Deus, perpétua mentis et córporis sanitáte gaudére, et, gloriósa beátae Maríae semper vírginis intercessióne, a praesénti liberári tristítia et aetérna pérfrui laetítia. Per Christum Dóminum nostrum.

Amen.



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